“L’educazione dei bambini è il problema più importante dell’umanità. Bisogna ricostruire una nuova educazione che cominci fin dalla nascita. Bisogna ricostruire l’educazione basandola sulle leggi della natura.”

                                                                                                          Maria Montessori

 

Per parlare di Maria Montessori, come di tutte le grandi personalità illuminate, un libro intero non sarebbe sufficiente, figuriamoci un breve articolo. Vorrei però riuscire ad evidenziare, nella sua grande visione di un mondo che dovrebbe ruotare attorno al rispetto delle esigenze del bambino[1], quei legami tra il bambino e la natura che lei aveva perfettamente colto.

Elena Balsamo, pediatra e madre di tre figli, nel libro dedicato a Maria Montessori, scrive: “Oggi più che mai, in quest’epoca difficile, di crisi e insicurezza, di vecchi fantasmi che risorgono, mi sembra essenziale e anche urgente riscoprire la visione di Maria Montessori e far conoscere il messaggio che lei ha voluto lasciarci in eredità: (…)le sue proposte di approccio al bambino potrebbero darci la chiave per risolvere i problemi che affliggono la società odierna. E’ venuto il momento di ascoltare la sua voce, con umiltà, per il bene dei nostri figli e di coloro che verranno.[2]

Nata a Chiaravalle, tra le dolci colline marchigiane, nel 1870, Maria iniziò a distinguersi fin da piccola. Già dall’infanzia le era chiaro che avrebbe avuto un compito importante nella vita: pare che, a dieci anni, durante una malattia che preoccupava molto la madre, lei la rassicurò esclamando: “Non ti preoccupare, non morirò: ho troppo da fare.”[3]

Lo studio non le interessava particolarmente, preferiva di gran lunga il teatro, passione alla quale rinunciò senza remore per “obbedienza alla sua stella interiore”.[4] Il suo biografo, E. M. Standing, riferisce che rispose, a chi le aveva fatto notare l’impossibilità, in quanto donna, di seguire gli studi che avrebbe desiderato: “So che diventerò un medico.”[5]Quando aveva deciso la strada da intraprendere niente poteva farle cambiare idea, nessuna critica e nessuna avversità.[6] racconta ancora Standing. Pur avendo molto chiaro il fatto di avere un compito speciale, nei primi tempi della sua vita non sapeva esattamente quale sarebbe stato: era come se il cammino le si rivelasse soltanto un passo dopo l’altro, guidata semplicemente dal suo intuito. Agiva senza realmente sapere verso dove tendevano le sue azioni.

Fu tra le prime donne a laurearsi in medicina nel nostro Paese, nel 1896, dedicandosi poi alla carriera di scienziata in un ambiente prettamente maschile.

Nella vita privata fu profondamente segnata dalla relazione segreta con un collega, drasticamente interrotta in seguito alla nascita del figlio Mario, che abbandonò per quasi tredici anni, nei quali si dedicò anima e corpo ai libri e ad ulteriori studi, anche per tentare di dimenticare la grande delusione sentimentale. In quest’epoca maturò la decisione di dedicare la sua vita alla causa del bambino. Si occupò inizialmente dei bambini con serie problematiche mentali, allora definiti “ritardati”, del manicomio romano, con i quali ottenne dei risultati molto importanti, sviluppando così la teoria che “la deficienza mentale era un problema pedagogico piuttosto che medico;”[7] in seguito creò, per i figli degli operai di un quartiere romano, la prima “Casa dei Bambini”, esperienza che le permise di confrontare i propri studi in ambito psichiatrico con quanto poteva osservare nei bambini sani. Il suo pensiero nasce proprio così, dall’attenta osservazione del bambino, e dalla grande flessibilità che la caratterizzava: “Era sempre pronta ad adattare la sua proposta educativa alle esigenze concrete dei bambini.[8]

La sua missione era quella di farsi portavoce dei bisogni dei bambini, come chiaramente esprimono le sue stesse parole: “Io ho lavorato lungamente in questo senso, cercando di rendermi interprete del bambino; ed ho osservato con sorpresa come i bambini corrono verso chi è loro interprete, perché capiscono che lì vi è qualcuno che può aiutarli.[9]

Trascorse l’ultima parte della sua vita in Oriente, dove meglio poté sviluppare la sua visione cosmica, mostrando un pensiero talmente all’avanguardia da spaventare chi trovava sicurezza nelle ideologie tradizionali.

Maria riuscì nel miracolo della trasformazione di bambini provenienti da ambienti degradati, impauriti, spenti, denutriti, senza uno stimolo psichico, pressoché incapaci di parlare, totalmente mancanti di qualsiasi principio di istruzione (i figli degli operai della prima Casa dei Bambini appunto), in creature nuove, piene di stimoli e dotate di grandi capacità intellettive: “Non si era fatto nulla per migliorare le condizioni fisiche dei bambini, eppure ora erano sani come se avessero fatto cure di sole e di aria, con i visi coloriti e l’aspetto vivace.”[10]

Soltanto osservando loro, ebbe l’importante intuizione che il lavoro della mente e del corpo rappresenta una necessità vitale per l’essere umano, quindi esattamente anche per il bambino; lavoro che, se scaturito dall’interesse, non costituisce fatica, anzi: è un nutrimento che rende più forti.

L’interessarsi a qualcosa, questa è la chiave del benessere del bambino: la polarizzazione della sua attenzione porta alla sua trasformazione, che lo vede più calmo, più tranquillo ed espansivo.

Ecco allora la successiva deduzione, che il gioco rappresenti qualcosa di inferiore per la vita del bambino e che egli vi ricorra in mancanza di meglio, di un forte interesse appunto.

Accanto al funzionamento del corpo, Maria cita anche quello dell’anima, le cui leggi sono per lo più sconosciute: “conoscere il bambino significa dunque conoscere le leggi che regolano la vita stessa dell’universo. Il cucciolo umano è, in questo senso, una sorta di laboratorio e noi, se abbiamo occhi per vedere, possiamo assistere, attraverso di lui, al meraviglioso processo di costruzione dell’uomo stesso.[11]

La sua è una visione olistica, conseguita anche grazie all’osservazione diretta di cui mai si stancava, anzi: ella amava lasciar fare, cosa che, appunto, le permetteva di essere spettatrice, ma con l’occhio del ricercatore, che coglie anche ogni minimo dettaglio, per poi rielaborare il tutto e poter studiare le migliori strategie ad hoc. Naturalmente, basandosi sul concetto di individualità e rispetto della stessa, principi fondamentali che purtroppo talvolta sembrano essere non sempre presenti nella scuola di oggi.

In un’epoca in cui prevalevano il razionalismo delle recenti scoperte da laboratorio, quali ad esempio la teoria dei batteri di Louis Pasteur, Maria si innalza dalla materialità, regalandoci parole degne di una personalità illuminata: “La salute del corpo dipende da quella dello spirito. La soddisfazione della vita interiore, la possibilità di esprimere le proprie potenzialità, è senza dubbio il segreto della salute, anche di quella fisica. Lo spirito sano rende il corpo sano; vale a dire che il corpo, per essere sano, deve rimanere unito a uno spirito la cui radiosità è normale. La salute è un tutto.”[12]

Nella sua visione, che tiene conto delle diverse dimensioni dell’esistenza umana, non solo il corpo fisico del bambino ha bisogno di cibo per nutrirsi, di cure e attenzioni per svilupparsi in maniera ottimale, anche l’anima ha le stesse necessità: “La malnutrizione morale e l’intossicazione dello spirito sono altrettanto fatali per l’anima dell’uomo quanto la malnutrizione fisica lo è per il suo corpo.[13]

Oggi, si può affermare che aveva ragione: grazie a studi e ricerche di medicina vibrazionale, nonché di psicosomatica, sappiamo che un malessere spirituale si traduce in un’infinità di sintomi fisici, difficilmente risolvibili in maniera definitiva se non risalendo ai motivi che hanno scatenato il disagio.

La psicosomatica, infatti, è un’arte interpretativa volta a considerare le relazioni tra essere umano e processo patologico, basata su un concetto fondamentale, già introdotto da Platone (IV sec. a.C.), secondo cui i mali dell’anima vanno ad alterare la situazione organica[14]. Questa disciplina è caratterizzata da una visione olistica dell’uomo: egli viene considerato come un unicum, comprendente tutti i corpi costitutivi dell’essere (il corpo fisico, il corpo energetico, il corpo emozionale, il corpo mentale, il corpo animico e il corpo spirituale[15]).

Lo scopo della psicosomatica è quello di aiutare la persona a capire il nesso tra un disagio psico-emotivo e la nascita di una problematica a livello organico o di una patologia; affrontare il problema, ma anche ‘semplicemente’ capire il perché, aiuta infatti a sciogliere il nucleo alla base di una determinata problematica fisica. Attraverso l’osservazione, la comprensione ed in seguito lo scioglimento della propria problematica, la persona non guarisce soltanto se stessa su un piano organico, ma scioglie quel nodo per tutti coloro che l’hanno preceduta e che le succederanno, a livello familiare, come in una sorta di chiusura e azzeramento di vecchi debiti che si sono protratti sulle spalle di più generazioni.[16]

Un evento traumatico avrà sempre delle conseguenze nel corpo fisico, anche quando apparentemente non vi sono delle manifestazioni evidenti; addirittura, a seconda del tipo di trauma varia l’organo bersaglio o la possibile patologia che ne potrebbe conseguire.[17]

Il medico tedesco Ryke Geerd Hamer (1935 – 2017), oncologo, ha elaborato la “teoria delle cinque leggi”, secondo cui la malattia è un simultaneo squilibrio a livello psichico, cerebrale e organico dovuto ad un trauma emotivo. Hamer parla dell’importanza di comprendere le cause emotive profonde proprie a ciascun individuo, risvegliando in lui la consapevolezza della possibilità di invertire la rotta. [18]

Contenuti ripresi anche da Claudia Rainville (nata nel 1951), fondatrice dell’approccio che porta il nome di “metamedicina”, termine che letteralmente significa “al di là dei sintomi”[19]: la metamedicina è principalmente una medicina di risveglio della coscienza, che conduce la persona ad avere una migliore padronanza della propria vita. Dalle parole della Rainville: “guarire l’anima significa aiutare la persona a comprendere la lezione che deve integrare per la sua evoluzione.[20] In metamedicina, il dolore, il malessere o l’affezione sono considerati segni precursori dell’incrinarsi dell’armonia in una parte dell’organismo; secondo tale teoria, l’unica guarigione vera è l’autoguarigione.

Concetti ed idee già presenti nei fondamenti della Medicina Tradizionale Cinese, le cui origini risalgono a più di settemila anni fa, basata su un pensiero filosofico apparentemente semplice: che il corpo umano è un tutto, unico e indivisibile, in cui, secondo la “teoria dei cinque elementi” (Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua) ogni loggia è associata ad un organo, ed ogni organo corrisponde ad un’emozione. La connessione tra mente e corpo è evidente: uno squilibrio fisico ha ripercussione anche sul campo mentale, così come un’emozione provata influisce sulla salute dell’organismo. La MTC fa uso di linguaggio comune, richiama concetti banali, quasi immediati, come quelli degli elementi della natura: Legno, Fuoco, Terra, Metallo e Acqua. Questa teoria si inserisce nell’ambito del pensiero cinese e vuole essere un metodo di descrizione basilare della realtà che ci circonda: i suddetti elementi, infatti, sono le sostanze vitali, essenziali per la sopravvivenza. Viene impiegata per sintetizzare tutte le cose e i fenomeni.[21]

Dello stesso avviso era anche Giuseppe Calligaris (1876 – 1944), laureato in medicina con una tesi dal titolo “Il pensiero che guarisce”: era stato colpito da alcune anomalie della sensitività manifestata da soggetti ammalati di disturbi e lesioni del sistema nervoso[22]. Proseguendo nei suoi studi, aveva intuito la relazione esistente tra la cute di un individuo e la sua situazione psico-fisica; aveva inoltre ipotizzato l’esistenza di “linee” e di “placche” cutanee che descrivono una sorta di mappa dello stato generale e spirituale del soggetto.

Era giunto a tali risultati dopo una lunga serie di esperimenti nel corso dei quali, stimolando la linea assiale di un arto o di un dito, veniva determinato nel soggetto sempre lo stesso riflesso sul piano fisico e lo stesso sentimento sul piano emotivo. Inoltre, aveva appurato che la stimolazione di una determinata linea provocava un riflesso su un determinato organo. In particolare, Calligaris traccia delle corrispondenze tra i sentimenti e i vari apparati.[23]

Questa concezione olistica dell’uomo in quanto unità psico-fisica inscindibile è alla base del pensiero che caratterizza la naturopatia, ed è condiviso da tutti i più grandi naturoigienisti, a partire da Ippocrate, passando per Galeno, Paracelso, Ildegarda di Bingen, Kneipp, Costacurta, Lezaeta, solo per citarne alcuni. La salute fisica è la conseguenza del benessere psico-emotivo, e l’uno non può esistere senza l’altro. Il ruolo fondamentale della naturopatia, quindi, è proprio quello di aiutare la persona a stare bene, in una condizione di “benattia”[24], (l’opposto di “malattia”), intervenendo, possibilmente con rimedi naturali o mediante il contatto con gli elementi della natura, sullo stile di vita, sull’alimentazione, ma anche sull’igiene psico-emotiva, sul seguire la propria voce interiore, sul non ignorare le necessità della propria anima, in poche parole andando ad attivare quella vis medicatrix naturae, la forza dell’autoguarigione presente in ciascuno di noi, che può ripristinare l’equilibrio perduto.

Maria Montessori, da vera pioniera del pensiero naturopatico in tal senso, parlando del bambino, scrive:” La sua anima che è pura e molto sensibile richiede la nostra cura più attenta e delicata. Non dobbiamo preoccuparci solo del suo corpo, così piccolo e fragile. Non dobbiamo solo pensare a nutrirlo, lavarlo e vestirlo con grande cura. Il più umano di tutti i bisogni del bambino è negletto: le esigenze del suo spirito, della sua anima.[25]

Quali mai saranno le esigenze dell’anima del bambino, come del resto quelle di ogni essere umano? “Verità, Bellezza e Amore. Ecco ciò di cui tutti, pur senza saperlo, siamo alla disperata ricerca.” risponde Elena Balsamo.[26]

Osservare con amore il bambino permette di cogliere l’invisibile, ed è ciò che ha fatto Maria Montessori. Per comprendere il bambino, è necessario avere occhi nuovi, ritornare nell’innocenza, ritornare bambini. Cosa non facile, che richiede un lungo viaggio da parte dell’adulto. Ed è il bambino stesso che ci indica la strada per farvi ritorno: “Il bambino è un Maestro, non un insegnante – ovverosia qualcuno che ci trasmette cultura – ma un essere che ci può rivelare, come nessun altro è in grado di farlo, la nostra vera natura e le nostre recondite potenzialità. E questa di fatto è proprio la funzione del Maestro: aiutare a ricordarti chi sei, a rimembrare la tua vera origine, il tuo vero volto e il tuo scopo sulla terra.[27]

Il bambino, attraverso le sue parole, da essere debole e bisognoso di protezione quale solitamente viene ritenuto, diventa portatore di una forza immensa, uguale in tutti i bambini del mondo, a prescindere dalla nazionalità, dalla cultura e dal livello sociale: “Ovunque ci siano bambini, potete trovare questa forza.[28]

Ogni bambino porta quindi dentro di sé una grande forza creativa, una luce che brilla luminosa; ogni bambino ha una missione: è lo strumento di Dio per l’evoluzione dell’umanità, per spingere l’umanità adulta ad un livello spirituale superiore.

Essendo spontaneità, creatività, entusiasmo, il bambino è totale in tutto ciò che fa: guarda le cose con amore, ha il senso dello stupore e della meraviglia, è il “qui ed ora”, soprattutto è vero. Non indossa maschere, non recita dei ruoli: “I bambini sono teneri, onesti, originali, entusiasti, spontanei. Stare accanto a loro ci stimola e ci cambia. Vivendo con i nostri figli possiamo crescere. Possiamo sviluppare humour e pazienza, approfondire l’intelligenza del cuore, imparare a trovare i tesori nascosti nella banalità quotidiana, perfino riscrivere la nostra storia, aprirci alla felicità.[29]

Il bambino ci guida in quella che è la nostra evoluzione personale, che avviene solo ed esclusivamente mediante un lavoro su di sé che segua le nostre direttive interiori, quelle che la Natura ha stabilito per noi. Elena Balsamo scrive che il “metodo Montessori” funziona in tutto il mondo perché rappresenta “l’educazione non solo come il bambino vorrebbe che fosse, ma come Madre Natura ha previsto che fosse.[30] Standing aggiunge: “Ha scoperto un mondo nuovo, un mondo dentro l’anima del bambino. E’ questa scoperta che l’ha resa famosa, non il suo metodo. Il suo metodo è la conseguenza della sua scoperta.[31]

Tale metodo si rivolge al bambino nella sua globalità – corpo, anima e mente -, ed è un approccio secondo natura: è basato sulle leggi universali che regolano la vita stessa del cosmo e dell’uomo, diventando così ampiamente diffuso a livello internazionale, in tutti gli strati sociali, in tutte le culture, in tutte le religioni. E’ “educazione alla vita”, in tutti i suoi aspetti; “la scuola in genere non prepara alla vita, difficilmente educa, di solito istruisce: fin da piccolissimi i bambini vengono rimpinzati di schede preformate da compilare e addestrati a imparare delle risposte fisse, a studiare per l’interrogazione.”[32]

La vita reale non è qualcosa di predefinito e uguale per tutti, al contrario è un’avventura in cui bisogna sapersi adattare: “Le prove alle quali ci attende la vita sono improvvise, inattese: nessuno ci può preparare direttamente ad esse, è solo l’anima robusta che ci prepara a tutto. Chi è forte è pronto.[33] Forte è chi è cresciuto secondo natura, i cui bisogni sono stati corrisposti al momento giusto, colui che ha ricevuto il nutrimento fisico e spirituale più adatto per lui.

Uno dei modi indicati nel metodo Montessori per aiutare i bambini a conoscere ed amare la natura è il “tavolo della natura”: dato che per il bambino è molto importante poter annusare, toccare, sentire, vedere crescere la vita stessa nella natura, l’età ideale per proporgli questa attività è tra i tre e i sei anni. In tale fascia d’età, infatti, la sua coscienza è attiva e chiara; questo è poi il periodo in cui il bambino vuole conoscere, attraverso le attività nell’ambiente,  e arricchire le sue conoscenze perfezionandole. Proprio per questo, tale fase sella vita viene definita nel metodo Montessori come “perfezionamento costruttivo”[34]; è inoltre il momento in cui si forma la personalità: introdurre la natura in questa fase della sua vita, gli permetterà di amarla e rispettarla, condizionando e arricchendo in positivo anche il suo essere.

Il tavolo della natura è un materiale che permette al bambino di continuare a lavorare nella natura anche in uno spazio interno: dà la possibilità, attraverso l’esposizione di diversi oggetti naturali, di scoprire, esplorare, osservare e sperimentare la natura stessa.

In base all’età e alla conoscenza del bambino stesso, è necessario che il tavolo presenti sempre nuovi stimoli, quindi che cambi e cresca pari passo con il bambino stesso. Mantenere sempre vivo il suo interesse gli permetterà di continuare il suo percorso di conoscenza della natura, in tutti i suoi molteplici aspetti.

Il tavolo deve essere ben suddiviso, chiaro e privo di oggetti inutili per l’attività; gli oggetti naturali devono essere ben distinti tra loro, e ogni oggetto naturale deve essere munito di etichetta con il rispettivo nome. In un angolo ben distinto del tavolo vanno messi libri con immagini e classificazioni dedicati alla natura proposta.

Gli oggetti naturali da inserire sono tantissimi; si possono utilizzare, ad esempio, vario tipo di fogliame, diversi fiori, sassi, pigne, piume, e tanto altro ancora. Permettere al bambino di raccogliere lui stesso i vari oggetti che troverà poi sul tavolo intensifica il suo interesse. Oggetti che possono essere proposti in base alla tipologia, ma anche in base alla stagione, così da poter introdurre fiori, frutti o foglie della primavera, dell’estate, dell’autunno, dell’inverno o dell’estate.

Il ruolo dell’adulto in questa attività è semplicemente osservare quello che accade: il bambino deve avere la possibilità di osservare, toccare, studiare, sperimentare, farsi domande e fare ipotesi individualmente. Questo accrescerà la sua curiosità e la sua voglia di  imparare a conoscere la natura.

Per quanto riguarda le indicazioni che Maria fornisce riguardo alla scuola, si può notare la grande importanza che ella attribuisce alla libertà e ancor di più al rispetto dell’individualità: “E’ necessario che la scuola permetta il libero svolgimento dell’attività del fanciullo; (…) Un cardine fondamentale della pedagogia scientifica deve essere perciò una scuola che permetta lo svolgimento delle manifestazioni spontanee e della vivacità individuale del bambino.”[35]

Libertà che non significa affatto assenza di limiti: “La libertà del bambino deve avere come limite l’interesse collettivo: come forma ciò che noi chiamiamo educazione delle maniere e degli atti. Dobbiamo quindi impedire al fanciullo tutto quanto può offendere o nuocere gli altri, o quanto ha significato di atto sgarbato o indecoroso. Ma tutto il resto deve essergli non solo permesso, ma deve venire osservato dal maestro: ecco il punto essenziale.”[36]

Purtroppo ai giorni nostri, ma già all’epoca in cui scriveva la Montessori, il bambino “bravo” è colui che sta fermo, immobile, obbediente: “La prima nozione che i fanciulli debbono acquistare per essere attivamente disciplinati è quella del bene e del male: e il compito dell’educatrice sta nell’impedire che il fanciullo confonda il bene con l’immobilità e il male con l’attività.[37]

Le sue parole sono talmente chiare e illuminanti, che non necessitano nemmeno di un commento: “La vita infantile non è un’astrazione: è la vita dei singoli bambini. Esiste una sola reale manifestazione biologica: l’individuo vivente; e verso individui singoli, a uno a uno osservati, deve rivolgersi l’educazione, cioè l’aiuto attivo alla normale espansione della vita. Il bambino è un corpo che cresce e un’anima che si svolge; la duplice forma fisiologica e psichica ha una fonte eterna: la vita.[38]

Nel libro “La scoperta del bambino” vi è un capitolo intitolato “La natura nell’educazione”, in cui si ribadisce l’importanza fondamentale dell’incoraggiare il legame tra bambini ed elementi naturali, in netta contrapposizione con la tendenza, già di allora anche se praticamente nulla al confronto con i giorni nostri, di far crescere i bambini in una realtà artificiale, al “chiuso”: “Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini, però, vivono molto lontani dalla natura e hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne una diretta esperienza.[39]

Maria sostiene che il bambino abbia bisogno di vivere naturalmente, e non soltanto di conoscere la natura; il gesto più importante, a suo modo di vedere, consisterebbe nel riuscire a liberarlo dai legami che lo isolano “nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina.[40]

Spesso, leggendo le sue parole, mi sono chiesta cosa direbbe in merito al vivere dei nostri giorni; allora parlava di vita artificiale, oggi ci troviamo, in molte situazioni, di fronte ad una vita virtuale. Troppo virtuale. Troppo poco vera. Per quanto evoluti, siamo e rimaniamo comunque dei mammiferi. Non possiamo dimenticare e cancellare il nostro profondo legame con la natura.

Ci sono ancora troppi pregiudizi su tale argomento, perché tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri, e abbiamo finito con l’amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli. La natura si è a poco a poco ristretta, nella nostra concezione, ai fiorellini che vegetano, e agli animali utili per la nostra nutrizione, pei nostri lavori o per la nostra difesa. Con ciò anche l’anima nostra si è rattrappita: si è adattata a contenere dei contrasti e delle contraddizioni, a confondere perfino il piacere di vedere animali, con l’essere vicini alle povere bestie destinate a morire per nutrirci, con una specie di nebuloso “amore per la natura”.[41]

La Montessori sostiene poi che la natura faccia paura alla maggior parte della gente, che si temano l’aria e il sole come nemici mortali, idem la brina notturna o la pioggia. Se l’uomo moderno, “carcerato soddisfatto” come lo definisce, si muove verso la natura, lo fa timidamente, con mille precauzioni.

In alcune righe, poi, riassume tutto il suo pensiero, con immagini dense di poesia: “Sarebbe prematuro dire: sguinzagliate i bambini; assecondateli: essi corron fuori quando piove, si levano le scarpe quando trovano pozze d’acqua, e quando l’erba dei prati è umida di brina, corrono con i loro piedini nudi per calpestarla; riposano pacificamente quando l’albero li invita ad addormentarsi alla sua ombra; gridano e ridono quando il sole li sveglia al mattino, come sveglia ogni creatura vivente, che divide la sua giornata tra la veglia e il sonno. Ma noi invece ci domandiamo ansiosi come far dormire il bambino dopo l’aurora, e come insegnargli a non levarsi le scarpe sui prati. Quando ristretto da noi, degenerato e irritato dalla prigionia, egli uccide insetti o piccoli e innocui animaletti, ci sembra “naturale”; e non ci accorgiamo che quell’anima è diventata già estranea alla natura. Noi chiediamo dunque ai nostri bambini che si adattino alla prigione senza darci fastidio.[42]

In realtà, le energie muscolari dei bambini sono superiori a quanto possiamo supporre, ma perché possano essere rivelate, occorre la libera natura; Maria spiega infatti la differenza tra una breve passeggiata in città, in cui il bambino si dichiarerà subito stanco poiché sarà infastidito dall’ambiente artificiale, e la stessa esperienza nella natura, in cui il bambino, anche piuttosto piccolo, riuscirà a compiere distanze moderatamente lunghe, in quanto stimolato dall’ambiente naturale e dal contatto con i suoi elementi: “Se i bambini sono a contatto con la natura, allora viene la rivelazione della loro forza.[43] Il bambino, infatti, è in preda a una motilità continua, e questo bisogno di muoversi è “irresistibile” nell’infanzia; il movimento è la caratteristica che distingue l’uomo, ma anche tutto il regno animale, dal mondo vegetale. Il movimento è quindi essenziale alla vita, e l’educazione “non può concepirsi come inibitrice del movimento, ma solo come un aiuto a bene spendere le energie, e a lasciarle sviluppare normalmente.[44]

 

Il bambino, nella natura, è in grado di cogliere con stupore e ammirazione aspetti che agli adulti spesso passano inosservati: “Solo i poeti sentono il fascino di un fino rivoletto di acqua sorgiva tra i macigni, come lo sente il piccolo bambino, che si entusiasma e ride, e vuol fermarsi a toccarlo con la mano per accarezzarlo.[45]

Il sentimento della natura può e deve essere insegnato e coltivato: “Il sentimento della natura cresce con l’esercizio come ogni altra cosa; e non è certo trasfuso da noi con qualche descrizione o esortazione fatta pedantescamente dinanzi a un bimbo inerte e annoiato chiuso tra mura e abituato a vedere o sentire che la crudeltà verso gli animali è una necessità della vita. (…) Noi dobbiamo ai bambini una riparazione più che una lezione. Dobbiamo guarire le ferite inconsce, le malattie spirituali, che già si trovano in questi piccoli graziosi figli dei prigionieri dell’ambiente artefatto.[46]

 

Non si può, a mio modo di vedere, non rimanere affascinati dalle parole di Maria Montessori.

Sorprendono il suo spirito acuto di osservazione e le sue intuizioni riguardo agli aspetti più sottili della psicologia infantile, come dei rapporti tra genitori e figli, nonché la grande poesia che permea dalle sua parole: “Il bambino, la mattina appena alzato, corre a svegliare i genitori, come se volesse chiamare il loro spirito. Il padre e la madre dormono tutta la vita, tendono ad addormentarsi sopra tutte le cose e hanno bisogno di un nuovo essere che li svegli e li rianimi con l’energia viva e fresca che in essi non esiste già più: un essere che si comporti diversamente da loro e dica loro ogni mattina: “Alzatevi per un’altra vita, imparate a vivere meglio.” Sì, vivere meglio: sentire il soffio dell’amore.[47] Parole che indubbiamente fanno riflettere. Se il bisogno del bambino di essere considerato e compreso, che è poi l’esigenza primaria di ogni essere umano, non viene soddisfatto, allora questi reagirà ribellandosi oppure annullandosi.[48]

Nel primo caso, tendenzialmente l’adulto risponderà con la punizione o lasciando correre, soluzioni entrambe inadeguate e controproducenti; nel secondo caso, il più grave, ritenendosi fortunato ad avere un figlio così ubbidiente, non si accorgerà nemmeno del dramma sotterraneo che invece quest’ultimo sta vivendo.

Purtroppo, il bambino compie imprese impossibili pur di farsi considerare dai genitori, rinunciando però ad aspetti della sua individualità e ad importanti parti di sé, pur di farsi amare dagli adulti che ha attorno. Al carissimo prezzo, però, della perdita della sua vera natura e della sua libertà interiore.

Come scrive Elena Balsamo: “ Oggi, in un’epoca in cui si sbandiera tanta attenzione all’infanzia, i bambini sono in realtà per lo più abbandonati a se stessi, lasciati fin da lattanti per otto ore al giorno (orario di un operaio) nelle istituzioni (nido, scuola, ecc.) o affidati al turnover delle babysitter e nel migliore dei casi ai nonni; poi, quando sono un po’ più grandicelli, verranno lasciati soli in casa davanti agli schermi televisivi. Nello stesso tempo, però, sono per lo più soffocati di attenzioni e ipercontrollati: stravestiti, rimpinzati di cibo e imbottiti di farmaci.

Ma dare troppo è dannoso come dare troppo poco, specie se ciò che si dà non è quel che viene richiesto o di cui il bambino ha bisogno. In realtà si tratta di una forma mascherata di non-considerazione. Anche il lasciar correre e il non sapere mai dire di no, il non riuscire a mettere confini, è in fondo una forma di abbandono, anche se più subdola e difficile da riconoscere.[49]

La Montessori spiega che educare è un’arte che richiede la profonda conoscenza e padronanza di se stessi, e la preparazione all’educazione non è una semplice preparazione intellettuale, bensì una vera e propria preparazione spirituale. Il bambino e l’adulto sono due facce della stessa vita e hanno due diverse missioni: il primo di formare gli esseri, il secondo di guidare gli esseri formati. Soltanto dalla loro armonia può nascere l’essere umano migliore. Il primo passo, però, spetta all’adulto, che, oltre agli sforzi esterni, deve compiere uno sforzo immane anche su se stesso, per potersi avvicinare al bambino, per comprenderne l’animo.

Diventa quindi fondamentale recuperare fiducia nel bambino: la fiducia nelle sue forze, il rispetto della sua personalità, il riconoscere che egli sia superiore a ciò che si crede. La fiducia è un requisito essenziale per crescere bene; se un bambino non si sente apprezzato ed ascoltato, se al contrario viene spesso criticato e rimproverato, crescerà con un bagaglio di cui sarà difficile disfarsi: il dubbio sulle proprie capacità.

 

BIBLIOGRAFIA:

  1. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.
  2. Calligaris, Il pensiero che guarisce, Edizione a cura di David De Angelis, 2016.
  3. H. Fresco, Maria Montessori, una storia attuale, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007.
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  5. Juul, Il bambino è competente, Valori e conoscenze in famiglia – , Feltrinelli Editore, Milano, 2003.
  6. Lusa, Corso di Psicosomatica, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2017/2018, appunti personali.
  7. Mambretti e J. Séraphin, La medicina sottosopra – E se Hamer avesse ragione?, Amrita edizioni, Torino, 1999.
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  10. Montessori, L’autoeducazione, Garzanti, Milano, 2000.
  11. Montessori, La mente del bambino, Garzanti, Milano, 1987.
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  13. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 1999.
  14. Montessori, The Child, dicembre 1941, (rivista).
  15. Montessori, The Child our Master, maggio 1951, (articolo).
  16. Oliviero, Benattia – Significato della vita, senso della malattia e processo di autoguarigione, Nuova Ipsa, Palermo, 2012.
  17. Rainville, Metamedicina 2.0 – Ogni sintomo è un messaggio, Amrita Edizioni, Torino, 2000.
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SITI INTERNET CONSULTATI:

www.fisicaquantistica.it.

www.metodomontessori.it.

 

 

[1]                Piero Ferrucci, nella prefazione del libro di Elena Balsamo “Libertà e amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura”, scrive: “Se guardiamo ai bambini contemporanei nelle nostre società occidentali possiamo arrivare ad una prima conclusione superficiale: mai come oggi i bambini vivono in una situazione di privilegio. I bambini sono protetti e seguiti da stuoli di esperti, la loro salute è curata con sempre più competenza, e ci sono innumerevoli prodotti fatti apposta per loro: giocattoli, libri, film, software, vestiti, cibi, vitamine e via dicendo. Inoltre libri e riviste offrono a tonnellate consigli per genitori. Sembrerebbe di vivere in un mondo fatto su misura per i bambini.. A un esame solo un po’ più approfondito, però, scopriamo che questo non è affatto vero. Certo, si è fatta molta strada e in giro si vedono molti genitori affettuosi e consapevoli. Anche la conoscenza scientifica del mondo infantile ha fatto molti passi avanti. Ma nella nostra cultura nel suo insieme mi pare che siam ancora lontani dal capire appieno e rispettare il bambino, i suoi tempi, il suo modo di ragionare, il suo ritmo di sviluppo, la sua curiosità e il suo senso di meraviglia. (…) Per queste ragioni è bene andare a studiarsi la Montessori. Credo che sia uno studio utile non solo per educatori e genitori, ma per tutti, perché ci fa capire la natura umana ai suoi albori.”  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010, pag. 8.

[2]   Ibidem.

[3]   Ibidem.

[4]   G. H. Fresco, Maria Montessori, una storia attuale, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007.

[5]   E. M. Standing, Maria Montessori, her life and work, Plume, New York, 1984.

[6]   Ibidem.

[7]   Ibidem.

[8]   G. H. Fresco, Maria Montessori, una storia attuale, L’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007.

[9]   M. Montessori, La mente del bambino, Garzanti, Milano, 1987.

[10]  M. Montessori, Il segreto dell’infanzia, Garzanti, Milano, 1972.

[11]  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.

[12]  M. Montessori, La pédagogie scientifique, Lonrai Ed., Desclée de Brouwer, 2001.

[13]  M. Montessori, The Child, dicembre 1941, (rivista).

[14]  M. Lusa, Corso di Psicosomatica, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2017/2018, appunti personali.

[15]  www.fisicaquantistica.it.

[16]  B. Hellinger, Costellazioni familiari, Tecniche Nuove, Milano, 2005.

[17]  G. Mambretti e J. Séraphin, La medicina sottosopra – E se Hamer avesse ragione?, Amrita edizioni, Torino, 1999.

[18]  Ibidem.

[19]  M. Lusa, Corso di Psicosomatica, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2017/2018, appunti personali.

[20]  C. Rainville, Metamedicina 2.0 – Ogni sintomo è un messaggio, Amrita Edizioni, Torino, 2000.

[21]         F. Silla, La Medicina Tradizionale Cinese, Xenia, Milano, 2003.

[22]  G. Calligaris, Il pensiero che guarisce, Edizione a cura di David De Angelis, 2016.

[23]  M. Lusa, Corso di Psicosomatica, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2017/2018, appunti personali.

[24]  F. Oliviero, Benattia – Significato della vita, senso della malattia e processo di autoguarigione, Nuova Ipsa, Palermo, 2012.

[25]  M. Montessori, The Child, dicembre 1941, (articolo).

[26]  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.

[27]  Ibidem.

[28]  M. Montessori, The Child our Master, maggio 1951, (articolo).

[29]  M. Montessori, Educazione e pace, Garzanti, Milano, 1964.

[30]  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.

[31]  E. M. Standing, Maria Montessori, her life and work, Plume, New York, 1984.

[32]  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.

[33]  M. Montessori, L’autoeducazione, Garzanti, Milano, 2000.

[34]  www.metodomontessori.it.

[35]  M. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 1999.

[36]  Ibidem.

[37]  Ibidem.

[38]  Ibidem.

[39]  Ibidem.

[40]  Ibidem.

[41]  Ibidem.

[42]  Ibidem.

[43]  Ibidem.

[44]  Ibidem.

[45]  Ibidem.

[46]  Ibidem.

[47]  M. Montessori, Il segreto dell’infanzia, Garzanti, Milano, 1972.

[48]  Concetto ampiamente trattato e molto ben sviscerato nel libro di J. Juul, Il bambino è competente, – Valori e conoscenze in famiglia – , Feltrinelli Editore, Milano, 2003.

[49]  E. Balsamo, Libertà e Amore – L’approccio Montessori per un’educazione secondo natura –, Il Leone Verde Edizioni, Torino, 2010.