Al giorno d’oggi, in una società sempre più improntata sulla rapidità, alimentarsi in modo corretto diventa spesso difficile, anche purtroppo a fronte di una mancanza di adeguata educazione alimentare fin dalla prima infanzia.

L’alimentazione non è un aspetto marginale della nostra esistenza[1], e ha risvolti su tutti gli apparati e sistemi del nostro corpo, anche a livello mentale ed emotivo. Spesso ci si alimenta di cibi industriali che, al di là delle numerose calorie e dell’elevata quantità di zuccheri raffinati, sono ‘vuoti’, nel senso che non apportano all’organismo elementi fondamentali quali minerali e vitamine, ad esempio. I figli si alimentano in modo non adeguato perché talvolta manca l’attenzione alimentare nei genitori, che, anche costretti da un sistema di ottimizzazione dei tempi, scelgono la via non sempre migliore per la salute[2].

Importanti, in quest’ottica, i concetti di ‘trofologia’ e ‘trofoterapia’: la trofologia rappresenta uno dei punti cardine della naturopatia. Come spiega Costacurta, ‘con la parola ‘trofologia’, la cui terminologia deriva dal greco (‘tropho’, che vuol dire ‘nutrire’ e ‘logia’, che significa ‘studio scientifico’) si intende definire la vera scienza della nutrizione[3]’. Lezaeta la descrive come “quella scienza che ci insegna a coltivare, o per meglio dire, a ristabilire la salute, mediante un’alimentazione adeguata alle necessità del nostro corpo”[4].

Come tutti i grandi padri del naturoigienismo sostengono, riprendendo il fondamento ippocratico (“Fa’ che il tuo alimento sia il tuo medicamento, e che la tua medicina sia il tuo nutrimento”), la trofologia valorizza l’importanza del nutrimento e diviene “condizione indispensabile per conservare e recuperare la salute.”[5]

Diventa quindi essenziale acquisire nuovamente il concetto di prevenzione della salute, congiunto a quello di alimento che nutre e nel contempo svolge nell’organismo un’azione curativa, aiutando a ristabilire l’equilibrio funzionale del corpo.

Ampliando il significato di nutrizione, secondo Costacurta, vanno considerate più funzioni fisiologiche, ossia: la funzione delle vie e degli organi respiratori, dell’organo pelle, dei reni e dell’apparato digerente. Da qui il passo tra trofologia e trofoterapia (‘cura attraverso l’alimento’) è  molto breve: “la trofoterapia costacurtiana valorizza l’alimento quale fonte di sostanze nutrizionali e va utilizzato nel modo più adeguato in relazione alle carenze dell’organismo al fine di raggiungere l’equilibrio biofisiologico. La malattia non è altro che una carenza sostanziale da attribuirsi agli alimenti non consoni alla natura organica ed alla conseguente anormalità che, a causa loro, va degenerandosi quotidianamente sempre più fino ad arrivare alla patologia.”[6]

 

Parlando di alimentazione, non si può non fare cenno ai concetti di febbre gastrointestinale e di equilibrio acido-basico: l’espressione ‘febbre gastrointestinale’ identifica quel particolare stato di congestione viscerale che indebolisce e annienta l’organismo per denutrizione e intossicazione a causa dell’alterazione dei processi di nutrizione e di eliminazione che si realizzano simultaneamente tramite l’apparato digerente, i polmoni e la pelle.[7]

Riassumendo in maniera estremamente sintetica, si potrebbe definire quindi questo fenomeno come un eccesso di calore e di afflusso sanguigno nell’apparato deputato alla digestione e all’assimilazione dei cibi; combinazioni alimentari scorrette e alimenti troppo elaborati, o inadatti alla fisiologia dell’apparato gastrointestinale dell’uomo causano un prolungamento dei normali tempi digestivi e un eccessivo apporto (e ristagno) ematico nel suddetto apparato, sottraendo sangue ai distretti periferici e causando così uno squilibrio termico nell’intero organismo. Come dichiara Lezaeta, “tutte le malattie hanno le loro radici nel ventre, perciò si deduce che non possono esistere infermi con buona digestione.”[8] Al fine di prevenire questo disequilibrio e mantenere una corretta fisiologia digestiva, diviene fondamentale, oltre ad alimentarsi in maniera dissociata, applicare quotidianamente le pratiche idrotermofangoterapiche.

La base di uno stato di salute e benessere generale è la normalità nutrizionale digestiva, che necessita dell’equilibrio acido-basico: assumendo un eccesso di cibi acidificanti (proteine animali, ma anche zuccheri e carboidrati raffinati) l’organismo umano deve neutralizzare l’eventuale acidità del pH sanguigno. Il pH è un parametro che esprime il tasso di acidità o di basicità di una soluzione acquosa: una sostanza è acida se il suo pH è minore di 7, basica se maggiore di 7. Il sangue dell’uomo ha un pH pari a 7,35; il nostro organismo deve preservare tale valore ricorrendo alle riserve alcaline, prelevando cioè principalmente calcio dal tessuto osseo. Molto importante, quindi, incrementare il consumo di frutta e verdura, dal forte potere alcalinizzante.

 

Naturalmente, tutti questi principi sono ben applicabili, o meglio auspicabili, allo stile di vita e all’alimentazione del bambino; alcune linee guida sulla corretta alimentazione infantile vengono fornite da Herbert Shelton, massimo esponente del movimento igienista americano del XX secolo, educatore alla salute e fautore del crudismo, delle corrette associazioni alimentari e del digiuno terapeutico, e da John Henry Tilden, medico, uno dei maggiori igienisti dell’epoca, contemporaneo di Shelton: “Se mai riusciremo ad avere una dieta razionale, i bambini fino a due anni verranno alimentati esclusivamente in base ad una dieta di latte (materno), integrata da succhi di arancia, o di altra frutta o di vegetali.[9] Molto critico con l’iperalimentazione, consiglia fermamente di tenere i bambini lontani da zuccheri, amidi raffinati e qualsiasi tipo di alimento trattato artificialmente o, comunque, non naturale. Il grande segreto dell’alimentazione infantile da lui espresso: “Accertatevi che siano i vostri bambini ad adeguarsi al cibo e non cercate mai di fare in modo che siano i cibi ad adeguarsi ai bambini.[10]

 

Purtroppo, il modo scorretto di mangiare dei nostri giorni, unitamente alla mancanza di movimento, sta contribuendo ad abbassare l’età di comparsa di patologie che, fino a non molti anni fa, erano caratteristiche dell’età adulta, quali iperglicemie e iperlipidemie, ma anche la comparsa del menarca nelle bambine in età sempre più precoce[11].

Questo fenomeno sembra essere proprio correlato con la presenza quotidiana e significativa, in termini quantitativi, della tecnologia nella vita dell’uomo. Ci si muove troppo poco, ma soprattutto si fa poco movimento all’aria aperta, privilegiando luoghi chiusi come palestre, piscine e altro. Soltanto nell’ambiente esterno i polmoni svolgono la funzione di organi emuntori a sostegno dei reni, espellendo gli acidi urici volatili tramite l’espirazione.[12] I bambini dei giorni nostri avranno certamente molte (forse anche troppe, quantitativamente parlando) più competenze di quelli di qualche decennio fa[13], ma una grande percentuale di  loro manca di quell’esperienza benefica, in tutti i sensi, che rappresentava il giocare in strada, nei cortili, nelle piazze, insomma all’aperto. Ciò, oltre ai benefici dell’aria aperta, permetteva ai bambini di fare un’esperienza di gruppo in cui non vi era l’intervento dell’adulto, salvo rarissimi casi. L’eterogeneità dell’età dei componenti di ogni “gruppo”, poi, era un ulteriore elemento di stimolo e di crescita per tutti gli appartenenti; inoltre, le regole dei giochi e altro andavano decise collettivamente in una sorta di autogestione che implicava comunque il confronto con gli altri e il rispetto delle idee altrui.[14]

 

 

Nutrirsi, però, non significa semplicemente introdurre del cibo nel proprio corpo: il nutrimento è costituito, in senso più ampio, anche da sentimenti, emozioni[15], ma soprattutto dal rapporto con gli elementi naturali.  Fondamentale recuperare una sana abitudine al movimento[16], all’aria aperta, permettendo così ai bambini di riscoprire la semplicità e la bellezza della natura, cui apparteniamo, e che è parte integrante di noi, ma di cui spesso purtroppo molti si dimenticano. Oltre ai benefici concreti, quali ad esempio l’esposizione al sole che, in un tempo piuttosto breve è in grado di garantire il fabbisogno quotidiano di vitamina D, indispensabile per il corretto sviluppo dell’apparato scheletrico, o il respirare aria fresca e ricca di ossigeno, stare a contatto con la natura limiterebbe la sovraesposizione dei bambini alla tecnologia, elemento che spesso domina quantitativamente le loro giornate[17].

Afferma Lezaeta: “La rigenerazione dei popoli (…) si otterrà mediante la pratica delle conoscenze della vita igienica, con alla base una conveniente nutrizione ed eliminazione. Questo è quanto si dovrebbe insegnare nei primi anni di scuola, affinché il bimbo impari ad essere il guardiano della propria salute.[18]

 

Troppi bambini, infatti, trascorrono tanto tempo fermi, immersi in una realtà virtuale, davanti alla tv, al computer, tablet o videogiochi vari, apparecchiature che vanno a stimolare eccessivamente il sistema nervoso centrale a causa della velocità delle immagini e della vivacità dei colori, nonché di una fonte luminosa non naturale.

Recentemente, la Società Italiana di Pediatria si è esposta per la prima volta con un documento ufficiale sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, ecc.) nei bambini da zero a otto anni. Da quanto pubblicato sulla rivista  Italian Journal of Pediatrics, frutto di un’approfondita analisi della letteratura scientifica che ha indagato sugli effetti della tecnologia sulla salute fisica e mentale dei bambini, vengono vivamente sconsigliati tablet e smartphone prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire.

Altre indicazioni prevedono di limitare l’uso a massimo un’ora al giorno nei bambini di età compresa tra due e cinque anni, e non più di due ore al giorno per i bambini tra i cinque e gli

otto anni.

Le suddette linee raccomandate dai pediatri sconsigliano inoltre programmi  con contenuti violenti e soprattutto l’uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini.

Nessuna criminalizzazione delle tecnologie digitali, anzi, alcune applicazioni hanno mostrato di avere un impatto positivo sull’apprendimento in età prescolare, purché usate insieme ai genitori. Ma come pediatri che hanno a cuore la salute psicofisica dei bambini non possiamo trascurare i rischi documentati di un’esposizione precoce e prolungata a smartphone e tablet”,  spiega il Presidente della Società Italiana di Pediatria, Alberto Villani.[19]

Numerose sono infatti le evidenze scientifiche sulle interazioni con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli e lo sviluppo emotivo in età evolutiva.

 

Il bambino, benché molto influenzabile dallo stile di vita improntato dai genitori, ha comunque una forte predisposizione verso gli elementi naturali, ed è sicuramente più ricettivo al richiamo della natura rispetto agli adulti. Bambini in età prescolare e scolare, infatti, se a contatto con elementi naturali quali acqua e terra, ad esempio, lasciati liberi di sperimentare, difficilmente non sapranno come impiegare il loro tempo.

Fondamentale, in tal senso, un accompagnamento da parte delle figure adulte, genitori, insegnanti o educatori, verso un uso ragionevole e quantitativamente limitato della tecnologia, unitamente ad un piacevolissimo viaggio verso la riscoperta della natura.

Peter Brown Hoffmeister, insegnante americano, guida di rafting e di roccia e fondatore dei programmi di campeggio all’aperto per studenti, scrive:” Di per sé, i ragazzi amano già gli spazi aperti, hanno un amore innato per la natura. (…) I ragazzi vogliono stare all’aperto, con il sole, con la luna, le stelle, gli animali, gli alberi, le foglie; adorano la pioggia, la grandine, gli insetti. Quindi non c’è alcun bisogno che insegniate loro ad apprezzare gli spazi aperti: sono nati con questo amore. La vita e le abitudini domestiche, però, possono spegnere questa passione spontanea. Da parte nostra, noi genitori possiamo aiutarli a detestare il mondo naturale, ad avere paura del brutto tempo e a non fidarsi degli animali. Ma si tratta di un condizionamento ambientale, non certo biologico: all’inizio della loro vita, i bambini amano la natura.[20]

Nel riportare la sua esperienza con i ragazzi, evidenzia come molti di loro presentino una spiccata computer-dipendenza, e per il primo giorno nella natura si trovino profondamente a disagio, parlando solo ed esclusivamente di tecnologia, programmi del computer ed esperienze virtuali.[21]

I bambini, ma ancora di più i ragazzi che abusano della tecnologia, hanno bisogno di aiuto, hanno bisogno di fare esperienze nella natura, con regolarità, quotidianamente. Necessitano di fare esperienza diretta della natura, attraverso tutti i sensi, abituati come sono tramite la tecnologia a privilegiare la vista; il percepire i fenomeni naturali, con più sensi contemporaneamente, diventa un’esperienza estremamente ricca ed emozionante. Però per fare questo hanno bisogno di noi, non faranno mai queste cose se noi non li aiutiamo.

In un mondo governato dal consumismo, in cui la natura serve soprattutto come sfondo nelle pubblicità per vendere automobili e cellulari, anche noi adulti dobbiamo fare la nostra parte: “Insieme ai nostri ragazzi, avventuriamoci nella natura anche noi. (…) Per i bambini stare all’aria aperta è già divertente di per sé. L’aria aperta trasforma il comportamento dei ragazzi, il loro linguaggio corporeo, i loro rapporti.[22]

L’uomo è parte integrante della natura e come tale è soggetto alle sue leggi, come sottolinea Lezaeta: “Come tutti gli esseri viventi anche l’uomo fa parte della Natura cosicché tutte le leggi che governano il movimento degli astri, la vita vegetale e l’istinto degli animali dirigono pure le attività organiche del suo corpo, procurandone la normalità funzionale che è la salute integrale, difendendone in tal modo la vita.[23]

 

Anche Maria Montessori, che ha dedicato una vita intera alla ricerca di un nuovo approccio educativo, ribadisce l’importanza del fatto che il bambino sia libero di poter sperimentare, apprendere in maniera attiva, e di poter crescere a contatto con gli elementi naturali: “ (…) nelle odierne scuole, ove i fanciulli sono soffocati nelle espressioni spontanee della loro personalità come esseri morti e stanno fissi al posto rispettivo, sul banco, come farfalle infilate a uno spillo, mentre dispiegano le ali del sapere aridamente acquisito.[24]

Considerando che scriveva all’inizio del secolo scorso, quando ancora non esisteva la tecnologia che oggigiorno ha preso il sopravvento, le sue parole sono da considerarsi estremamente moderne e con dei concetti che precorrono i tempi: “Nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, i bambini, però, vivono molto lontani dalla natura e hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne una diretta esperienza. (…) Infatti il bambino ha bisogno di vivere naturalmente, e non soltanto di conoscere la natura. Il fatto più importante risiede proprio nel liberare possibilmente il fanciullo dai legami che lo isolano nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina.[25]

Con uno stile chiaro e diretto che la contraddistingue, la Montessori afferma: “Deve rimaner chiaro che tanto più i fanciulli normali e forti potrebbero non solo resistere, ma rinvigorirsi esponendosi più largamente di quello che non facciano agli elementi naturali. Ma ci sono ancora troppi pregiudizi, su tale argomento, perché tutti ci siamo fatti volontariamente prigionieri, e abbiamo finito con l’amare la nostra prigione e trasmetterla ai nostri figlioli.”[26]

 

 

IL LEGAME UOMO – NATURA.

 

L’uomo, da sempre, si è sentito parte integrante della natura, elemento a cui appartiene profondamente, nonostante le condizioni evolute in cui vive al giorno d’oggi lo portino, talvolta, a dimenticarsene[27]. Egli è intimamente collegato con l’ambiente naturale e con tutti gli elementi che ne fanno parte: acqua, aria, terra e fuoco. Elementi, questi, che sono necessari al compiersi della vita sulla Terra. Pare scontato, ma forse è bene ribadire che tutte le forme viventi necessitano di aria, acqua, calore del Sole e della Terra. La Natura, oggigiorno, è spesso relegata e circoscritta in aree microscopiche nelle grandi metropoli, quasi fosse un surplus e non un elemento indispensabile alla nostra sopravvivenza; troppo spesso viene bistrattata, dimenticata o ignorata, mentre invece andrebbe sempre tenuto presente che la sopravvivenza della specie umana è subordinata alle condizioni del pianeta Terra e quindi allo stato della Natura. Le acque non scorreranno per sempre, i mari non riusciranno a sopravvivere a tutti i rifiuti che vi vengono riversati, l’effetto serra non smetterà di surriscaldare il pianeta, se non vi sarà un’attenzione ai piccoli gesti quotidiani da parte di ciascuno di noi.

In natura tutto è collegato, in un perfetto equilibrio volto al benessere di tutte le specie viventi sul nostro pianeta. Come ben illustra Michele Riefoli: “L’organismo umano costituisce un sistema complesso non autosufficiente, ed è da questa realtà che nasce l’esigenza di introdurre energia dall’esterno e in particolare da aria, acqua, terra e fuoco. Prendendola un po’ alla larga possiamo ricordare che luce e suono rappresentano le primordiali fonti energetiche che alimentano la vita in tutto il cosmo. Grazie a queste fonti, per effetto di fenomeni di polarizzazione delle cariche elettriche e di forze attrattive fra particelle sub atomiche, si sviluppano diversi tipi di legami fino a formare atomi e molecole. Le particelle elementari si organizzano in strutture sempre più complesse che generano la base della materia inorganica e organica: aria, acqua, minerali, e poi amidi, grassi, proteine che diventeranno cibo per l’uomo o per altri organismi viventi.

E’ importante sapere che i vegetali sono gli unici esseri viventi capaci di assorbire e trasformare direttamente l’energia radiante del sole attraverso un sistema che può essere paragonato alla produzione di energia con i pannelli solari. Grazie alla fotosintesi clorofilliana, infatti, si producono gli zuccheri (energia) necessari ai processi vitali della pianta stessa che cresce, si sviluppa e si riproduce assorbendo e trasformando le sostanze contenute anche nella terra e nell’aria. Poiché le piante producono sempre una quantità di nutrimento superiore rispetto alle proprie necessità, i vegetali in questo modo producono cibo per tutti gli altri esseri viventi del pianeta, uomo compreso. Tutti gli animali per vivere dipendono dal mondo vegetale, tutti indistintamente.[28]

Paul Carton afferma che “lo studio dell’uomo non può essere disgiunto dallo studio della natura[29], in quanto per comprendere l’uomo bisogna prima conoscere le leggi fondamentali che regolano la vita, la costituzione e l’evoluzione degli esseri e delle cose. Per capire ciò che realmente è l’organismo umano è necessario sapere che cosa sia la materia vivente di cui l’uomo non è che un frammento. “L’uomo non può essere condotto a nostro piacimento ma soltanto secondo la volontà della natura e in conformità delle sue leggi, perché è, in qualche modo, la natura che ha forgiato l’uomo e gli fornisce quotidianamente i suoi elementi di vita e rinnovazione.”[30]

 

 

Per quanto il discorso sia estremamente ampio, parlare del rapporto tra uomo e natura significa, naturalmente, anche considerare il fondamento della medicina naturale, che vede le sue origini nella notte dei tempi, nel momento in cui l’uomo è comparso sulla Terra. Nata come tentativo di arginare le sofferenze che apparentemente non avevano causa, e dall’osservazione delle piante nonché dalla sperimentazione delle stesse in maniera estremamente empirica, ma guidata anche da un istinto ancestrale, la medicina naturale presenta una visione olistica dell’essere umano e dello stesso all’interno del cosmo: l’uomo è visto nel suo insieme come unità psico-fisica e considerato in relazione all’ambiente in cui vive. Il corpo umano ha la funzione di rispecchiamento e di duplicazione di se stesso in tutto l’universo ed in ogni sua parte.[31]

Fin dalla preistoria, l’essere umano si è sempre interrogato sui fenomeni naturali, sulla loro origine in particolare, dandosi delle spiegazioni molto diverse a seconda delle epoche e del suo grado di evoluzione. Il non comprenderne i meccanismi o le cause ha sempre spinto l’uomo agli albori della civiltà a pensare la natura come un’entità superiore estremamente potente, capace di vita o di morte su tutti gli esseri viventi. Ciò anche a causa delle manifestazioni naturali particolarmente significative, quali ad esempio una forte tempesta, un incendio o un’alluvione. Oggi, a distanza di millenni, e con un bagaglio scientifico immenso, certi fenomeni ci inducono a riflettere e ci ricordano l’illimitata potenza della natura.

 

Agli albori dell’umanità l’uomo si basava sull’accordo istintivo tra il suo organismo e l’ambiente cosmico: percepiva, nell’armonia degli elementi viventi, la grande risonanza della natura.

Oggi infatti possiamo supporre quasi con certezza che gli uomini primitivi fossero guidati da potenze cosmiche; benché avessero capacità intellettuali forse inferiori alle nostre, possedevano la forza della percezione di un mondo sovramateriale di cui oggi non siamo consapevoli.[32]

Le successive civiltà furono caratterizzate da un crescente interesse per la Terra e per la natura che circondava l’uomo, arrivando alla scoperta delle leggi naturali, per opera dell’osservazione dei fenomeni fisici, quali la legge di similarità (una pianta, un animale, un uomo riproduce sempre un suo simile) e quella di contatto (un tizzone ardente produce fuoco).[33]

 

L’uomo, in quanto facente parte della natura, presenta in sé tutte le capacità di autoguarigione, certo aiutandosi con gli elementi naturali, per attivare quella vis medicatrix naturae (forza guaritrice della natura) che lo riporterà allo stato di salute. La malattia, infatti, è sempre vista come mancanza di equilibrio, organico e/o psicofisico, ed è un fenomeno che riguarda tutto l’organismo, come già predicava Ippocrate: “Quando una parte è ammalata, il tutto è ammalato.

Ippocrate fonda la sua teoria su quel principio che appunto verrà poi definito da Galeno come vis medicatrix naturae, quella forza curatrice naturale che vede il corpo umano animato da una forza vitale tendente, per natura, a riequilibrare le disarmonie apportatrici di patologie. Essa altro non è che una delle modalità dell’Energia universale e si trova diffusa in tutta la natura; la si attinge tanto bene dall’aria che si respira quanto dagli alimenti naturali che si assorbono. E’ la forza motrice che dirige gli ingranaggi della vita organica, che continua ad animare il corpo, il direttore occulto del corpo che si occupa di tutti i compiti

automatici.[34]

Secondo questa concezione, la malattia e la salute di una persona dipendono da circostanze insite nella persona stessa, non da agenti esterni o da superiori interventi divini; la via della guarigione consisterà pertanto nel limitarsi a stimolare questa forza innata, non nel sostituirsi ad essa. Egli sostiene infatti che la natura è il medico delle malattie e che il medico deve solo seguirne gli insegnamenti.[35]

 

Anche Paul Carton affermava: “esistono due idee fondamentali: l’obbedienza necessaria alle leggi naturali e l’esistenza in noi di una forza vitale conservatrice, medicatrice e riparatrice che aiuta lo spirito a mantenere l’integrità corporale e a condurre le operazioni fisiologiche. Ed è soprattutto nel dominio della patologia che si manifesterà questa verità ippocratica essenziale: “la natura è il medico delle malattie.[36]

Il medico francese, considerato uno dei più grandi naturoigienisti del secolo scorso (nasce nel 1875 e muore nel 1947), si distingue dal pensiero della medicina tradizionale, in quanto ritiene che le cause delle malattie siano da imputarsi ad una cattiva igiene (ivi intendendo alimentazione, stile di vita, attività fisica, atteggiamento mentale, ecc.). Le malattie e le conseguenti invasioni dell’organismo da parte di microbi altro non sono che la conseguenza di un sistema immunitario indebolito da una non corretta igiene. Introduce così il concetto fondamentale di terreno, che vede nella prevenzione e in un’adeguata detossificazione i valori più importanti al fine di mantenere la salute.

Manuel Lezaeta Acharan afferma: “la legge naturale è la volontà del Creatore, che impone alla creatura una regola perché compia il suo destino morale e fisico.[37]

I precetti per mantenere la normalità organica del corpo, sempre secondo lo stesso autore, sono: “respirare aria pura; mangiare esclusivamente prodotti naturali; essere sobri costantemente; bere unicamente acqua naturale, avere somma pulizia in tutto; dominare le passioni; non essere mai oziosi; riposare e dormire solo il necessario; vestire semplicemente con vestiti sciolti, evitando fasce e cinture che alterano il movimento peristaltico dell’intestino e del sistema circolatorio del sangue; coltivare tutte le virtù, cercando di essere sempre allegri.[38]

 

Purtroppo, al giorno d’oggi non moltissime persone trascorrono quotidianamente una discreta quantità di tempo all’aria aperta, e tra queste figurano naturalmente anche i bambini e i ragazzi in fase di crescita. Stare fuori, per chi non è particolarmente abituato, può essere destabilizzante; di sicuro è un’esperienza multisensoriale che non dovremmo mai farci mancare. Poi, quando si inizia ad apprezzare il trascorrere del tempo all’aperto, respirando a pieni polmoni l’aria ricca di ossigeno, meglio ancora se a piedi scalzi[39], tutto si trasforma da una piacevole abitudine ad una necessità. Necessità che sarebbe propria di ogni essere umano, appunto.

 

Per quanto possa risultare difficile a credere, sempre meno bambini, oggigiorno, hanno una chiara idea di come siano certi frutti o certi vegetali allo stato naturale. Un tempo, quando la stragrande maggioranza delle famiglie coltivava un orto, anche i bambini, seppur marginalmente, venivano coinvolti, o comunque apprendevano anche se non necessariamente vi lavoravano come gli adulti.

Apprendere il magico ciclo della natura, piantando un semino, vedendo nascere un germoglio ed osservandone gli sviluppi quotidianamente, è una bellissima esperienza che affascina ed appassiona grandi e piccini.  Il prendersene cura, poi, imparando a dosare la giusta quantità d’acqua, è terapeutico.[40] Fare il pieno di energia immersi nella natura è un modo piacevole di favorire la propria salute. Piantare fiori, coltivare appunto un orto, prendersi cura del giardino o di piante da frutto ci permette di riavvicinarci alla terra e di sfruttare le proprietà benefiche delle sue correnti elettromagnetiche.[41]

La natura è un ottimo antidepressivo e uno stimolante per il nostro sistema immunitario: uno studio francese del 2013, che reca la firma di Jennifer Maherou (dell’ Association Santé Environnement France, che raggruppa più di duemila medici), ha dimostrato i vantaggi di un giardino naturale negli istituti che accolgono persone affette da demenza. Queste ultime consumavano meno farmaci e generalmente presentavano un umore e una qualità di vita migliori.[42]

 

Senza necessità di dati scientifici alla mano, comunque, ciascuno di noi si renderà conto che, trascorrendo del tempo all’aria aperta, molti parametri della qualità di vita cambiano: migliora l’umore, il sistema nervoso si distende, allontanando i pensieri negativi e le preoccupazioni, la pelle acquista luminosità e idratazione, la digestione ed il ritmo sonno- veglia ne beneficiano. Talvolta si tratta semplicemente di vincere quella pigrizia iniziale che farebbe stare chiusi in casa comodamente adagiati sul divano, magari frenati da un po’ di pioggia o dal vento; in realtà, una volta abituati, non ci saranno condizioni atmosferiche che fungeranno da deterrente, basterà semplicemente avere un abbigliamento adeguato, a seconda dell’occasione.

Camminare nella natura è un’esperienza che, dopo un po’, dà dipendenza. Ma è una dipendenza sana, di quelle che quando ci si sveglia alle cinque del mattino in estate, mentre inizia ad albeggiare, non si vede l’ora di essere fuori nel concerto mattutino degli uccelli che chiamano il primo raggio di sole con il loro cinguettio, mentre il cielo si colora e l’ultima stella della notte brilla ancora in lontananza.

E’ sentire il bisogno di uscire la sera sotto una fitta nevicata, quando l’aria profuma di pulito e il manto bianco ricopre tutto il paesaggio, donandogli un aspetto morbido e fiabesco, e tutti  i rumori sembrano essere improvvisamente scomparsi.

E’ gioire dei colori delle foglie in autunno nel bosco, quando mostrano delle sfumature dalle calde tonalità che sembrano provenire direttamente dalla tavolozza di un pittore, mentre l’aria si fa più frizzante e porta con sé un sentore di inverno.

E’ emozionarsi vedendo, seminascoste tra le foglie, le prime primule gialle appena sbocciate, baciate da un tiepido raggio di sole, mentre l’ultima neve dell’inverno, qua e là, fatica ancora a sciogliersi.

E’ respirare a pieni polmoni il panorama di cui si può godere dalla cima di una montagna, dopo una lunga e faticosa salita, sentendosi distaccati dalla civiltà dei centri urbani che si intravedono in lontananza, quando ci si rende conto di essere davvero un’infinitesimamente piccola parte di tutto il creato.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

  1. Bazzoli, a cura di, Prefazione, M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26esima edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.
  2. Bazzoli, Corso di Storia dell’Arte sanitaria, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2015/2016, appunti personali.
  3. Bazzoli, Dispensa di Storia dell’Arte sanitaria, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2015/2016.
  4. Brouillard, Il nostro medico interiore: tutto ciò che può guarirci senza farmaci, Edizioni Il punto d’incontro, Milano, 2017.
  5. Brown Hoffmeister, Lasciateli giocare con gli orsi. Come far conoscere ai nostri figli la natura. Una guida coraggiosa, Fabbri Editore, Milano, 2014.
  6. Carton, Trattato di medicina naturale, Scuola di iridologia e naturopatia “Luigi Costacurta”, 1990.
  7. Costacurta, La nuova Dietetica, 13.a edizione, F. B. Edizioni, Conegliano (TV), 2011.
  8. Costacurta, Vivi con gli agenti naturali, Edizioni di Medicina Naturale, 1994.
  9. Crepet, Non siamo capaci di ascoltarli – riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza, Einaudi Editore, Torino, 2001.
  10. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.
  11. Lo Rito, M. Lusa, F. Zanoni, Dizionario dei termini e dei sinonimi in iridologia, Edizioni Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Trento, 2012.
  12. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti editore, Milano, 1999.
  13. Riefoli, Mangiar sano e naturale con alimenti vegetali integrali – manuale di consapevolezza alimentare per tutti – , Macro Edizioni, Cesena (FC), 2011.
  14. Zanoni, a cura di, Il diritto dei bambini ad un’alimentazione naturale, Medicina Naturale, n.144, autunno 2017.
  15. Zanoni, Corso di Dietetica Naturista II, a.a. 2017/18, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Iridologia e Naturopatia “L. Costacurta”, Trento, appunti personali.
  16. Zanoni, Il benessere intestinale? L’equilibrio termico, Edizioni Accademia ‘G. Galilei’, Trento, 2015.

SITI INTERNET CONSULTATI:

[1]          “Questi elementi energetici estranei ci servono da eccitanti, per la manifestazione e l’erogazione delle nostre energie potenziali; da mezzi di riparazione, per sostituire le nostre usure organiche; da agenti di combustione, per assicurare il funzionamento dell’economia.” Paul Carton, Trattato di medicina naturale, Scuola di iridologia e naturopatia “Luigi Costacurta”, 1990.

[2]          A tal proposito, Michele Riefoli scrive:” Come è noto da sempre, la responsabilità dell’alimentazione, sia a livello qualitativo che quantitativo, è tutta interna alla famiglia. In essa si convogliano, integrano e trasmettono ai figli le abitudini alimentari delle famiglie d’origine dei genitori. Così è sempre stato per centinaia di migliaia di anni, almeno fino a quando non è cominciata l’era dell’industria alimentare e conserviera, della ristorazione collettiva e della pubblicità, grazie alle quali si è passati, da sistemi alimentari quantomeno genuini e della tradizione locale, a sistemi ‘industriali’ in cui si è quasi perso ogni riferimento qualitativo e tutto si è massificato e uniformato.” M. Riefoli, Mangiar sano e naturale con alimenti vegetali integrali – Manuale di consapevolezza alimentare per tutti –  Macro Edizioni, Cesena (FC), 2011.

[3]          L. Costacurta, La nuova Dietetica, 13.a edizione, F. B. Edizioni, Conegliano (TV), 2011.

[4]          M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, 26.a edizione italiana, F. B. Edizioni, Conegliano (TV), 2014.

[5]          Ibidem.

[6]          F. Zanoni, Il benessere intestinale? L’equilibrio termico, Edizioni Accademia ‘G. Galilei’, Trento, 2015.

[7]          D. Lo Rito, M. Lusa, F. Zanoni, Dizionario dei termini e dei sinonimi in iridologia, Edizioni Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Trento, 2012.

[8]          M. Lezaeta Acharan., La medicina naturale alla portata di tutti, 26.a edizione italiana, F. B. Edizioni, Conegliano (TV), 2014.

[9]   F. Zanoni, a cura di, Il diritto dei bambini ad un’alimentazione naturale, Medicina Naturale, n.144, autunno 2017.

[10]  Ibidem.

[11]  C. Testa, Corso di Fisiopatologia, a.a. 2017/18, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Iridologia e Naturopatia “L. Costacurta”, Trento, appunti personali.

[12]  F. Zanoni, Corso di Dietetica Naturista II, a.a. 2017/18, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Iridologia e Naturopatia “L. Costacurta”, Trento, appunti personali.

[13]  Giustamente provocatorio, Crepet scrive: “Bambini costretti a “lavorare” quasi dieci ore al giorno come operai di cinquant’anni fa. Bambini come trottole, sbattuti da un’attività a un’altra per dimostrare ai loro genitori e insegnanti che sanno adeguarsi a qualsiasi loro esigenza, già pronti a guadagnarsi un posto in società.” P. Crepet, Non siamo capaci di ascoltarli – riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza, Einaudi Editore, Torino, 2001, pag. 19.

[14]  “Tra i tanti fattori che hanno indotto la scarsa autonomia e la forte difficoltà rispetto alle regole di vita da parte dei giovani, uno è rappresentato dalla scomparsa nella vita dei bambini dei luoghi che permettevano loro di giocare da soli, senza la presenza degli adulti. I cortili, i parchi, i prati sono oggi inospitali o pericolosi e inducono i genitori a vietarne l’utilizzo.” P. Crepet, Non siamo capaci di ascoltarli – riflessioni sull’infanzia e l’adolescenza, Einaudi Editore, Torino, 2001, pag. 17.

[15]         F. Zanoni, Corso di Dietetica Naturista II, a.a. 2017/18, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Iridologia e Naturopatia “L. Costacurta”, Trento, appunti personali.

[16]  Come afferma Paul Carton: “Conviene insistere su questo fatto, che la motilità è ben più una funzione d’elaborazione nutritiva che una funzione di relazione. E’ un agente di nutrizione più che un mezzo di dispendio di energia.” Paul Carton, Trattato di medicina naturale, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di iridologia e naturopatia “Luigi Costacurta”, 1990.

[17]         www.sip.it.

[18]  M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[19]  www.sip.it

[20]         P. Brown Hoffmeister, Lasciateli giocare con gli orsi. Come far conoscere ai nostri figli la natura. Una guida coraggiosa, Fabbri Editore, Milano, 2014.

[21]         Ibidem.

[22]         Ibidem.

[23]         M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[24]  M. Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti editore, Milano, 1999.

[25]  Ibidem.

[26]  Ibidem.

[27]         “Se l’uomo vivesse nudo o semiscoperto, se si cibasse solo di alimenti crudi, come la frutta, le sementi o le verdure, e se dormisse all’aria libera sopra la terra, morirebbe di vecchiaia circa all’età di 150 anni.” M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[28]  M. Riefoli, Mangiar sano e naturale con alimenti vegetali integrali – manuale di consapevolezza alimentare per tutti – , Macro Edizioni, Cesena (FC), 2011.

[29]  P. Carton, Trattato di medicina naturale, Scuola di iridologia e naturopatia “Luigi Costacurta”, 1990.

[30]  Ibidem.

[31]  G. Bazzoli, Dispensa di Storia dell’Arte Sanitaria, a.a. 2015/16, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Iridologia e Naturopatia “L. Costacurta”, Trento.

[32]  M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[33]  Ibidem.

[34]  “La natura medicatrice è quella potenza occulta, ordinatrice e conservatrice del piano architetturale dell’uomo, che fa sì che il suo corpo appaia identico a capo di un certo tempo, benché tutti i suoi elementi cellulari e chimici siano interamente stati rinnovati.” G. Bazzoli, Dispensa di Storia dell’Arte sanitaria, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2015/2016.

[35]  G. Bazzoli, Corso di Storia dell’Arte sanitaria, Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei”, Scuola di Naturopatia e Iridologia “L. Costacurta”, Trento, a.a. 2015/2016, appunti personali.

[36]  G. Bazzoli, a cura di, Prefazione, M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26esima edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[37]  M. Lezaeta Acharan, La medicina naturale alla portata di tutti, F. B. Edizioni, 26.a edizione italiana, Conegliano (TV), 2014.

[38]  Ibidem.

[39]  Costacurta scrive: “Camminando a piedi scalzi sul terreno bagnato o sull’erba bagnata, il corpo scarica i suoi elettroni, indipendentemente da quello che noi consideriamo anche massaggio riflessologico poiché, con questa pratica, per conseguenza dell’irregolarità del terreno, si stimolano tutti i terminali nervosi che fanno capo nella pianta dei piedi; (…) Con questa disciplina, oltre a liberarsi da determinate influenze negative, l’organismo immagazzina energie benefiche; rinnova i suoi elettroni ed acquisisce maggiore carica vitale.” L. Costacurta, Vivi con gli agenti naturali, Edizioni di Medicina Naturale, 1994.

[40]  G. Brouillard, Il nostro medico interiore: tutto ciò che può guarirci senza farmaci, Edizioni Il punto d’incontro, Milano, 2017.

[41]  Ibidem.

[42]  Ibidem.